Il complesso venne costruito, fra il 1517 e il 1531, per volontà di Alessandro Feruffino, capitano delle milizie del duca Alfonso I d'Este, sui terreni della tenuta detta "La Motta" dalla presenza di un ammasso di terra, in gergo "mota", possedimenti a lui giunti quale dote dalla moglie Caterina Machiavelli dalle Frutta, erede di quel Gaspare a cui li vendette, nel 1496, il duca Ercole I.
Alla morte del Feruffino, con testamento datato 1536, primo documento a nominarlo "palazzo", il bene passò alla figlia Ippolita, sposata a Federico Quals, detto Qualno, di Mantova e da questi alla loro genita Fiordimonte Quaina, moglie di Giovan Francesco Nigrisoli. Nel 1622 subentrarono i Gualengo, rimasti proprietari fino al 1653, quando, in assenza di un loro erede maschio, la Mensa Arcivescovile assegnò il complesso al cardinale Carlo Pio di Savoia e, dopo la sua morte, nel 1689, ai suoi eredi: il principe Luigi e suo nipote Francesco.
Nel 1776, a causa dell'estinzione della famiglia, il sito passò ai Falcò e quindi, durante il dominio francese, alla Pubblica Amministrazione; dopo una serie di ulteriori passaggi, nel 1872 divenne proprietà della "Società Bonifiche Terreni Ferraresi".
Il solo palazzo venne poi venduto, nel 1914, alla famiglia Monesi e da questa all'impresa edile Matteucci che, nel maggio del 2009, lo cedette al Comune di Tresigallo che ne avviò, prontamente, l'intervento di recupero e valorizzazione.